Con il termine stanchezza surrenale si indica una forma molto comune di ipoadrenia, un deficit del funzionamento delle ghiandole surrenali. Fisiologicamente le surrenali secernono ormoni steroidei in modo molto preciso e bilanciato in risposta a stimoli fisici, ambientali e psichici. Una stimolazione eccessiva nella frequenza, nella durata o nell’intensità di questi stimoli può generare una diminuzione nella produzione di questi ormoni, soprattutto il cortisolo con conseguente sviluppo della “Sindrome da stanchezza cronica” o fatica surrenale. I cambiamenti ormonali portano a variazioni a livello cellulare e biochimico con effetti sul metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine, sul bilancio elettrolitico e su altre funzioni illustrate più avanti. Sebbene la “fatica” sia il sintomo principale di un abbassamento della funzione surrenale, essa è un disturbo talmente comune a numerosi stati patologici che raramente viene indagata e associata all’ipoadrenia. La fatica surrenale, in tutte le sue forme, dalle più lievi alle più severe, è generalmente causata da uno stress di qualsiasi entità: dagli eventi peggiori quali possono essere un lutto o una malattia importante, agli episodi quotidiani come un lavoro non gratificante, una relazione difficile, ma anche infezioni ricorrenti o il contatto continuo con tossine ambientali o un’alimentazione errata.
Il livello dell’ormone dello stress, il cortisolo, prodotto dalle ghiandole surrenali è l’indicatore dello stato di stress dell’organismo. Il cortisolo è un ormone molto importante in quanto la sua produzione in situazioni di stress acuto dice al nostro corpo “attacca o fuggi” mettendo in atto degli aggiustamenti a livello di pressione arteriosa, richiamo di zuccheri nel sangue e attivazione del sistema nervoso centrale, che permettono di affrontare le situazioni con prontezza. Dal punto di vista evolutivo è stato l’ormone che ha permesso all’uomo primitivo di affrontare le belve feroci, ma ai nostri giorni la sua secrezione avviene costantemente, per ogni piccolo stress quotidiano e questo, a lungo andare può portare ad un accumulo: l’organismo, inizialmente reagisce con aggiustamenti che mantengono l’omeostasi, fino al punto in cui la somma di tutti gli stress, unita alla frequenza, all’intensità e alla durata crea un sovraccarico a cui il corpo non riesce a far fronte e si instaura la sindrome.
Ogni persona ha una diversa capacità di gestire un determinato carico di stress e questa capacità può variare con il tempo e con gli eventi. Chiunque è costantemente sottopressione, non si concede abbastanza riposo e relax, chi non è mai soddisfatto o è un perfezionista, chi si sente sommerso da difficoltà o problemi, chi ha avuto a che fare con un trauma fisico o emotivo, probabilmente ha sviluppato un diverso grado di fatica surrenale.
Principali fattori dello stile di vita che possono portare a Stanchezza surrenale:
• Mancanza di sonno
• Alimentazione errata
• Abuso di bevande stimolanti
• Eccesso di attività fisica ad alta intensità senza recupero
• Rigidità e ricerca continua della perfezione
• Mancanza di svago e riposo
La fatica surrenale si manifesta principalmente con un senso di stanchezza non ristorato dal sonno, difficoltà ad alzarsi la mattina, mancanza di energia, depressione dell’umore e difficoltà a concentrarsi; i sintomi sono comuni a tanti altri stati patologici e per questo spesso non vengono tenuti in considerazione.
Per affrontare la situazione la cosa migliore è un approccio integrato che preveda un intervento sulla persona a 360 gradi diretto al miglioramento di 4 campi principali:
• l’alimentazione, ponendo l’attenzione alla qualità e al “timing” dei nutrienti;
• la gestione dello stress, con pratiche di meditazione, mindfullness o yoga;
• la qualità del sonno e del riposo notturno;
• l’esercizio fisico, aerobico e anaerobico, finalizzato al benessere dell’organismo.
Cibo, stress, riposo ed esercizio fisico esercitano un’influenza sul nostro organismo andando a modulare alcune funzioni biologiche, la loro gestione ha quindi un’importanza fondamentale nell’individuo sano e ancor di più in presenza di alterazioni ormonali. Da queste riflessioni, in qualità di nutrizionista, mi piace sottolineare l’importanza della scelta alimentare che a mio avviso deve essere attuata non in base all’accademico calcolo delle calorie, ma deve essere dettata soprattutto dalla conoscenza del funzionamento del corpo umano e del potere che ogni molecola ha di influenzarlo positivamente o negativamente. Da qui la necessità di una scelta corretta degli alimenti, privilegiando la qualità e il rispetto del “timing” dei nutrienti, ossia il “quando” mangiare un determinato cibo in base alla composizione in macronutrienti ossia alla presenza di carboidrati, proteine o grassi.
I consigli o le informazioni presenti nell’articolo non sono da intendersi sostitutivi di una diagnosi medica e sono a scopo puramente informativo e divulgativo.
Fonte: Adrenal fatigue: the 21st century stress syndrome. (J. Wilson)