Anche (e soprattutto) quando si parla di alimentazione non vale il detto “one size fits all”, non c’è un consiglio che si può adattare a tutti perché ogni individuo presenta talmente tante variabili da rendere necessario un trattamento “ad personam”. Facciamo un esempio: oggi si sente spesso parlare dei “superfood”, quei cibi dalle spiccate proprietà benefiche che non possono assolutamente mancare sulle nostre tavole. Ebbene anche l’assunzione di questi cibi deve essere valutata perché possono, talvolta, creare effetti avversi in alcune persone in virtù di specifiche reazioni biochimiche che avvengono nell’organismo. Sono un esempio lampante di questo concetto le noci, l’avocado e le uova, cibi dalle eccezionali qualità che non smetterò mai di consigliare e di inserire nei piani alimentari, ma che sono soggetti a delle restrizioni in quella condizione denominata intolleranza all’istamina.
L’istamina è un importante neurotrasmettitore, messaggero molecolare e mediatore chimico nelle allergie. E’ coinvolta in molti processi fisiologici come la secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, nella risposta infiammatoria, nelle risposte del sistema immunitario e nel controllo di funzioni nervose.
L’istamina è prodotta in piccole quantità a livello del Sistema Nervoso Centrale dai neuroni istaminergici e in gran parte nei mastociti e basofili, cellule del sistema immunitario, che entrano in gioco nelle risposte allergiche. L’istamina viaggia attraverso tutto l’organismo in vescicole e, in seguito a stimolazione, viene rilasciata e raggiunge i tessuti bersaglio generando fisiologicamente: aumento del battito cardiaco, aumento della permeabilità dei capillari, gonfiore e infiammazione, rilascio di adrenalina, dilatazione vasale, broncocostrizione, aumento della secrezione acida dello stomaco.
Come la tiramina, l’istamina appartiene alla famiglia delle ammine biogene ed è prodotta naturalmente da alcuni batteri nei cibi ricchi di aminoacidi e facilmente deperibili. La presenza di istamina nell’alimento generalmente non costituisce un problema per la maggior parte degli individui, le cose cambiano quando alcuni alimenti ricchi di istidina, il suo aminoacido precursore, vengono mal conservati per cui aumenta la carica batterica e l’istidina viene convertita massicciamente in istamina grazie all’enzima istidina-decarbossilasi. In questo caso parliamo di una vera e propria intossicazione da istamina, definita anche sindrome sgombroide, una condizione causata da un accumulo di istamina che può provocare numerosi disturbiche possono insorgere 30 minuti o più dopo l’ingestione e possono variare di entità a seconda dei livelli di tolleranza individuali.
In quanto sostanza dotata di azioni psicoattive e vasoattive, i sintomi provocati dall’ “intossicazione” da istamina sono vari e coinvolgono tutti i distretti in cui sono presenti i recettori istaminici (H1-H2-H3-H4):
Discorso completamente diverso rispetto all’intossicazione è quella che viene definita “intolleranza all’istamina”. L’istamina nell’organismo è metabolizzata da specifici enzimi: l’HNMT (histamine N-methyltransferase) attiva soprattutto a livello intracellulare, e dalla DAO (diamine oxidase) presente in maggior misura a livello del tratto gastrointestinale e ad azione prevalentemente extracellulare. L’intolleranza all’istamina si instaura per uno squilibrio tra quantità di istamina prodotta o assunta con gli alimenti e un deficit di degradazione per carenza di DAO e può causare un aumento di concentrazione a livello ematico tale da creare gli stessi disturbi provocati dall’intossicazione.
Le ragioni per cui alcuni individui hanno un’alterata produzione di DAO possono essere diverse:
In generale va prestata attenzione da una parte all’accumulo, dosando bene i cibi che contengono elevati livelli di istamina (tenendo conto che non viene distrutta dalla cottura) e quelli che ne favoriscono la liberazione (istamino-liberatori) e dall’altra parte favorirne il metabolismo evitando i cibi e le sostanze che inibiscono gli enzimi che degradano l’istamina.
Pasti a base di cibi contenenti istamina se accompagnati da sostanze che bloccano l’attività degli enzimi DAO possono scatenare sintomi più importanti. Uno studio del 2018 sottolinea come anche la presenza di altre ammine biogene nei cibi (tiramina, putrescina, cadaverina) possano interferire con il metabolismo dell’istamina per competizione enzimatica con le DAO. Le persone con intolleranza all’istamina possono reagire in modo più o meno violento ad un cibo, avere diverse soglie di stimolazione e sviluppare sintomi più o meno gravi. Da cosa dipendono queste differenze? Dall’individualità, dalla soglia di sensibilità, dal grado di deficit enzimatico ma anche dalla capacità del corpo di reagire ad uno stress (o a un fattore scatenante) e di combatterlo.
La “terapia” alimentare d’elezione è una dieta di eliminazione che preveda un lento reintegro per stabilire la dose soglia tollerata individualmente. I livelli di istamina variano anche in base alla maturazione e alle condizioni igieniche con cui è conservato un cibo. Alcune regole generali sono:
I cibi “sicuri” nella fase di eliminazione sono:
Purtroppo la sola dieta di eliminazione non basta o comunque non può essere protratta indiscriminatamente per lungo tempo.
Considerando che l’intolleranza all’istamina può essere provocata da diversi fattori, l’obiettivo della medicina funzionale è quello di andare a ricercare e risolvere le “root causes”. L’ approccio della medicina funzionale consisterà nel ricercare ed individuare le cause scatenanti e i fattori che perpetuano al fine di rendere l’organismo più efficace nella gestione del carico istaminico. Tra i vari interventi è possibile agire sull’intestino migliorando la salute della flora batterica intestinale, la permeabilità della barriera e lo strato mucoso per modulare la risposta del sistema immunitario; ridurre l’infiammazione di basso grado; migliorare la funzionalità epatica per favorire la detossificazione e la funzionalità delle ghiandole surrenali in quanto lo stress intenso aumenta la risposta istaminica e diminuisce la capacità dell’organismo di metabolizzarla ed eliminarla. Si tratta di un approccio a 360 gradi in grado di ripristinare il naturale equilibrio di tutti i sistemi dell’organismo e riportarlo al suo fisiologico funzionamento, obiettivo finale di ogni intervento sull’individuo.
Dott.ssa Giovanna Pitotti
Fonti:
Maintz, Novak. Histamine and histamine intolerance. The American Journal of Clinical Nutrition, Volume 85, Issue 5, May2007
Sánchez-Pérez, Sònia et al. “Biogenic Amines in Plant-Origin Foods: Are They Frequently Underestimated in Low-Histamine Diets?.” Foods (Basel, Switzerland) vol. 7,12 205. 14 Dec. 2018
https://drjockers.com/suffering-histamine-intolerance/
https://www.histamineintolerance.org.uk/about/the-food-diary/the-food-list/
http://www.allergyverona.it/all__alimenti.htm