La dieta antinfiammatoria è un approccio nutrizionale che predilige i cibi della natura, non modificati dall’uomo, al fine di ridurre il più possibile l’impatto di sostanze estranee, con i loro effetti nocivi, all’interno del corpo e presta particolare attenzione a una serie di alimenti che, pur derivando dalla natura, hanno delle sostanze spesso disturbanti per l’organismo.
Molti alimenti comuni sono piuttosto infiammatori per il corpo umano, indipendentemente dalle allergie o sensibilità alimentari. Ciò include soprattutto gli zuccheri o i cibi fritti in oli vegetali e grassi parzialmente idrogenati, che si trovano negli alimenti confezionati, nei fast food e negli alimenti trasformati. Questi alimenti, a causa della loro azione disregolatoria su diversi assi ormonali e sistemi, sono in grado di esaurire le riserve di antiossidanti dell’organismo, generare infiammazione e dare l’innesco a patologie croniche.
L’infiammazione cronica sistemica è definita dalla società scientifica come “l’insieme dei processi cellulari che sottendono l’insorgenza delle principali malattie cronico degenerative“. Uno dei fattori scatenanti l’infiammazione cronica è l’alimentazione.
Esistono diverse modalità con cui i cibi possono indurre infiammazione.
Alcuni cibi, come il glutine e i latticini, “cross-reagiscono” ossia provocano una reazione immunitaria nel corpo sia verso i cibi stessi che verso alcuni tessuti specifici (ad esempio la tiroide o alcuni tessuti del sistema nervoso o la pelle). L’organismo, per un meccanismo chiamato mimetismo molecolare, non riesce a riconoscere la differenza a livello molecolare e attacca entrambe, come se fossero patogeni. Questo processo può portare allo sviluppo di patologie autoimmuni o aumentare lo stato infiammatorio del corpo (leggi qui per approfondire).
Altri cibi creano dei picchi glicemici e insulinemici che generano infiammazione attraverso due meccanismi: l’aumento dei radicali liberi e la glicazione, che accelerano i processi di invecchiamento cellulare.
Un altro meccanismo coinvolge l’intestino. Alcune molecole come la solanina possono legarsi alle cellule dell’orletto a spazzola creando danni alla mucosa intestinale (Leaky gut syndrome) e conseguente stato infiammatorio.
Infine ci sono cibi che possono interferire con gli assi ormonali, un esempio possono essere i cibi goitrogeni nel caso della tiroide, i fitoestrogeni se parliamo di ormoni sessuali o i diabetogeni se pensiamo all’asse dell’insulina e glicemia. Tutti questi cibi possono indurre modulazioni del funzionamento ormonale attraverso l’azione sui recettori e interferire con il corretto funzionamento dell’organismo creando squilibri e infiammazione.
Come intervenire quindi?
A livello nutrizionale possiamo mettere in atto i cardini di quella che viene chiamata la “dieta antinfiammatoria” di cui ovviamente non esiste una sola versione e che ognuno “personalizza” secondo i propri studi e le proprie convinzioni.
La dieta antinfiammatoria, per come la strutturo io, in base alla mia esperienza, prevede un basso apporto di carboidrati in favore di un alto consumo di frutta e verdura, proteine nobili come uova, pesce e carni nobili, ma soprattutto di grassi “buoni” come frutta a guscio ed olio extravergine di oliva (evo).
Gli elementi essenziali che dobbiamo tenere a mente se vogliamo intraprendere una dieta antinfiammatoria sono:
La dieta antinfiammatoria
L’infiammazione è la prima causa di malattie croniche: cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative e tumorali. Seguire un regime nutrizionale mirato a diminuire questo stato infiammatorio aiuta sia nella fase di prevenzione che in quella di cura di queste patologie e diventa un intervento necessario per ritrovare il benessere.
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