Interazioni tra farmaci e alimenti: per saperne di più.

interazione farmaco alimento - giovanna pitotti biologo nutrizionista
 Questo articolo  è stato pubblicato su: La Scuola di Ancel, Un sito di Biologi Nutrizionisti, per una corretta informazione alimentare (Clicca qui).
Illustrazione di Gianluigi Marabotti.«Fa’ che il cibo sia la tua medicina» diceva Ippocrate secoli fa, quasi anticipando le scoperte degli ultimi decenni sul potere attivo di alcune sostanze presenti in ciò che mangiamo. Negli alimenti che assumiamo, infatti, troviamo diversi composti che possono modulare alcune attività biologiche o funzioni dell’organismo. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’azione positiva, in altri invece alcune sostanze possono portare a degli effetti indesiderati. È il caso dell’interazione con i farmaci, la cui attività può essere influenzata da alcune sostanze:

  • principi attivi presenti in un altro farmaco (interazione farmaco-farmaco);
  • alimenti (interazione farmaco-alimento);
  • prodotti erboristici (interazione farmaco-erbe).

Queste interazioni sono dovute a un abuso accidentale o alla mancanza di informazioni riguardo agli ingredienti attivi di farmaci e alimenti.

Va sottolineato che l’effetto dei farmaci è influenzato anche dalle abitudini di vita (fumo di sigaretta, ingestione cronica di alcol), dallo stato fisiologico (patologie a carico dei reni o del fegato), dalla predisposizione individuale (polimorfismi genetici, età, sesso) e dalla dieta (deficit nutrizionali), fattori che influiscono sulla loro biodisponibilità.

L’interazione del nutriente con il farmaco ne modifica la farmacocinetica alterando i meccanismi che interessano le quattro fasi di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione, o la farmacodinamicae quindi gli effetti biochimici e fisiologici del farmaco sull’organismo.
Queste alterazioni si evidenziano in due principali effetti clinici: da una parte la diminuzione della biodisponibilità, che porta a una riduzione dell’effetto e quindi al fallimento della terapia, dall’altra l’aumento della biodisponibilità con conseguente rischio di eventi avversi o tossicità.

La popolazione più esposta a questi eventi avversi è quella degli anziani per diversi motivi. Prima di tutto sono i maggiori fruitori di terapie farmacologiche, inoltre spesso hanno terapie composte da diversi farmaci e per finire hanno un’involuzione delle funzioni fisiologiche che ne alterano l’assorbimento (cambiamenti del pH gastrico), la distribuzione (diminuzione della massa magra, disidratazione), il metabolismo (alterazione della funzionalità epatica) e l’eliminazione (riduzione della funzione renale).

Un alimento molto studiato a causa delle sue interazioni con diversi farmaci è il succo di pompelmo. Molteplici studi hanno evidenziato che i composti furanocumarinici presenti nel succo agiscono interferendo con il meccanismo di alcuni trasportatori, come la P-glicoproteina 1 (P-gp) e il polipeptide trasportatore di anioni organici (OATP) e inibendo una classe di isoenzimi del citocromo P-450 (la classe CYP3A4) che contribuisce all’inattivazione e all’eliminazione di circa il 50% dei farmaci. L’inibizione causa una mancata metabolizzazione del farmaco e di conseguenza un accumulo, con rischio di tossicità. I farmaci interessati da questa interazione sono alcuni antiaritmici, ansiolitici, calcio-antagonisti, statine e immunosoppressori; ciò non significa che bisogna bandire il succo di pompelmo dalla dieta di chi li assume, ma sicuramente bisogna valutare insieme al medico i rischi/benefici e le giuste dosi.

Gli anticoagulanti cumarinici rappresentano una classe di farmaci con alto rischio di interazione con alimenti in quanto, se assunti con cibi contenenti vitamina K (broccoli, cavoli, spinaci, cime di rapa, cavoletti di Bruxelles), possono risultare meno efficaci; se si consuma invece succo di mirtillo possono aumentare il valore dell’INR (International Normalized Ratio) mentre una particolare attenzione andrebbe prestata all’utilizzo concomitante di integratori a base di aglio, zenzero, glucosamina, ginseng e Ginkgo biloba perché potrebbero aumentare il rischio di sanguinamento.

Un’altra famiglia di farmaci ad alto rischio di interazione sono gli inibitori delle MAO, ad azione antidepressiva. Queste sostanze, se assunte con cibi contenenti tiramina (formaggi stagionati, vino rosso, gamberi, salame e alimenti contenenti caffeina), possono provocare crisi ipertensive, in quanto impediscono la sua degradazione aumentando gli effetti simpaticomimetici.

Alcuni antibiotici (per esempio i chinoloni e le tetracicline) devono essere assunti lontano da un pasto a base dilatticini (latte, yogurt, formaggi, gelato) in quanto il calcio e gli altri ioni divalenti in essi contenuti tendono a formare dei complessi con le molecole del farmaco riducendone l’assorbimento e contribuendo alla diminuzione dell’efficacia della terapia.

Queste riportate sono solo alcune delle molteplici interazioni che si possono riscontrare tra farmaci e alimenti. L’FDA (Food & Drug Administration) ha compilato una guida rivolta ai consumatori per istruirli su questo argomento. La conoscenza di queste dinamiche è fondamentale sia per i fruitori delle terapie sia per i professionisti che prestano la loro opera in campo medico e sanitario (soprattutto medici, biologi nutrizionisti e dietisti), in quanto l’informazione, assieme alla corretta “educazione” del paziente, può evitare insuccessi terapeutici e sgradevoli effetti collaterali.

 

Dottoressa Giovanna Pitotti

 

Fonti: